Impariamo da Giuseppe

 

Guardando una pubblicità alla televisione ci si può facilmente rendere conto di come viene rappresentata la famiglia. Il papà è sempre permissivo e in armonia con la famiglia, la madre sempre pronta a tutto pur di mettere figli e marito prima di sé stessa, e poi i figli, gioiosi e quasi sempre tutti in accordo tra loro.
Chiaramente, la realtà è ben lontana da questa immagine, soprattutto oggigiorno con figli disubbidienti ai genitori, padri disinteressati e madri sempre impegnate in tante cose.
In un clima come questo come può un giovane crescere sano e pronto per la vita?
La Bibbia viene in aiuto alle nostre difficoltà e ai nostri quesiti. Nella storia di Giuseppe, undicesimo di 12 figli, scopriamo verità che ci sono d’insegnamento.
L’adolescenza di Giuseppe non fu proprio una delle migliori, essendo il penultimo arrivato, come spesso accade, i genitori si focalizzarono in particolare su di lui. I suoi fratelli, anche per questo, lo vedevano sotto una cattiva luce, e l’odiavano in cuor loro.
Giuseppe era un ragazzo molto spontaneo e semplice, tanto che dopo aver fatto dei sogni in cui si innalzava davanti ai fratelli e poi anche ai genitori, raccontò tutto alla famiglia con entusiasmo. Ciò non suscitò buone impressioni, anzi delle reazioni, e l’odio verso di lui crebbe sempre di più. A un certo punto, avutane l’occasione, i suoi fratelli decisero di ucciderlo. Poi ci ripensarono e lo gettarono in una cisterna, e alla fine lo vendettero a dei mercanti.

La cisterna della difficoltà: Genesi 37:1-28
La cisterna in cui Giuseppe fu gettato, può raffigurare per noi tutte quelle difficoltà senza via di uscita, sia morali, che fisiche, familiari ecc.
La debolezza è personale e non sempre comune a quella degli altri. Quella di un giovane può dipendere dal senso di inadeguatezza verso una situazione, una scarsa autostima che lo porta a chiudersi in se stesso, oppure alle tante incertezze in un periodo così importante della vita.
Giuseppe sicuramente avrà sperimentato alcune di queste, ma egli aveva avuto un incontro con Dio, personale, intimo, nel segreto dei suoi sogni.
La difficoltà che stava vivendo l’ha potuta affrontare proprio grazie a quel Dio che si era presentato alla sua vita, in quel modo così particolare (Isaia 63:9; Geremia 42:11).
La “cisterna” per Giuseppe, come per ognuno di noi, ci serve per maturare e crescere nel cammino di fede. Solo con l’arrendimento alla volontà divina è possibile uscire fuori dalla cisterna, non per forze proprie, ma per l’amore di Dio che si manifesta nella Sua provvidenza. Questa consapevolezza portò Giuseppe a rimanere consacrato a Dio e ad accettare la sua situazione come un’opportunità (Salmo 40:1,2).

Dio è con noi: Genesi 39
La strada tracciata da Dio per Giuseppe, lo portò nella casa dell’ufficiale del faraone, Potifar, in Egitto. Potifar riconobbe che Giuseppe non era uno schiavo come tanti, ma c'era in lui qualcosa di diverso, così gli affidò il governo della sua casa. Purtroppo col tempo, la moglie di Potifar mise gli occhi addosso al giovane Giuseppe, volendo con lui avere una relazione amorosa.
La tentazione che si affaccia alla nostra vita nel mentre camminiamo con Dio, ci vuole indurre a peccare e a farci cadere, così da scoraggiarci e fermarci nel cammino col Signore (1 Giovanni 2:15,16).
Noi dobbiamo resistere a questa insidia, non con le nostre forze perché non ci riusciremo mai, ma con la vicinanza al nostro Dio. Egli ha promesso che ci darà sempre una via d’uscita, e vuole che noi prendiamo sempre le giuste decisioni (Giovanni 15:5). Questa scelta di non lasciarci persuadere nel peccato, ci potrebbe condurre in una situazione ancora peggiore, come accadde a Giuseppe che fu buttato nel fondo di un carcere, nel buio, nella solitudine… ma in quei momenti, che sembrano ingiusti, possiamo scoprire un Dio così vicino e così disponibile verso di noi, che a discapito di ogni situazione, continuerà ad usarsi di noi ancora, rinnovando così il Suo piano nella nostra vita (Filippesi 1:6).

I Fedeli trionferanno: Genesi 41:38-44
La Parola di Dio data a Giuseppe mediante sogni, trovò finalmente attuazione. Giuseppe, per la sua fedeltà e la sua fiducia in Dio, venne a trovarsi nel posto giusto al momento giusto, diventando così la seconda persona in Egitto più importante di tutto l'impero.
Questa sua nuova posizione, dopo tante sofferenze, sembro ad un certo punto dargli l’opportunità di vendicarsi dei suoi fratelli. Ma Giuseppe fu misericordioso nei loro confronti, riconoscendo che il male che avevano tramato contro di lui, Dio lo aveva trasformato in bene. Dio usò Giuseppe come strumento di benedizione per tutta la sua famiglia, salvando così un popolo per mezzo di un solo uomo (Romani 12:19-21; Efesini 4:32).
Essere fedeli a Dio è sinonimo di non dubitare del suo piano, anche quando le condizioni sono avverse. Sarà il nostro attaccamento a Lui e la nostra fede incondizionata che ci aiuterà a vedere oltre la difficoltà e a scorgere la meta celeste. Tutto questo è ancora oggi possibile, predisponendo il proprio cuore verso Colui che lo custodirà e lo userà per la Sua gloria (Proverbi 20:6, Apocalisse 2:10)

A cura dei giovani della Chiesa



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